Cosa è l'aggregato di portafoglio?

Focus
13.11.2019

Cosa è l'aggregato di portafoglio?

13 novembre 2019

Focus

Assicurare la massima indipendenza

Oltre che per vincoli normativi, l’attività deve essere chiaramente distinta dal servizio di “consulenza in materia di investimenti” e si distingue dalla tradizionale rendicontazione, prodotta dalle società fiduciarie, delle posizioni aggregate dei portafogli o delle operazioni svolte su portafogli e conti correnti.

Le principali caratteristiche ed esigenze di un patrimonio complesso e rilevante

I grandi patrimoni richiedono spesso un livello di controllo sugli investimenti più sofisticato e oneroso rispetto agli altri patrimoni. Un investitore con patrimonio di importo rilevante ha infatti la possibilità di cogliere numerose opportunità d’investimento precluse ad altri investitori, tra cui:

  • strumenti finanziari con taglio minimo dell’investimento che può andare da 100.000 euro fino a oltre 1.000.000 di euro (es. obbligazioni corporate, prodotti strutturati, fondi chiusi);
  • soluzioni d’investimento personalizzate (es. gestioni patrimoniali con scelta del benchmark o esclusione di alcune asset class/tipologie di investimento) con soglie di ingresso spesso pari ad alcuni milioni di euro;
  • veicoli d’investimento con costi sostenibili solo in presenza di importi di alcuni milioni di euro (es. polizze di private insurance).

Inoltre, l’entità del patrimonio richiede (per prudenza) e consente (per scala) di ripartire gli investimenti su più gestori e/o banche depositarie, spesso dislocati in più giurisdizioni. Queste prerogative dei grandi patrimoni (complessità e numerosità dei portafogli) creano sia opportunità di rendimento che di frazionamento del rischio, ma al tempo stesso rendono particolarmente complesso l’indirizzo e il controllo del patrimonio stesso. D’altro canto, per questa tipologia di patrimoni, l’esigenza di un “controllo di gestione” professionale è assimilabile a quella di un’azienda. Ad esempio:

  • conoscere, in un qualunque momento, i risultati realizzati dall’intero patrimonio rispetto ai target preventivati, consente di assumere importanti decisioni strategiche, come ad esempio consolidare i profitti, porre un limite alle perdite, aumentare o ridurre il budget di rischio ecc.: decisioni impossibili da prendere in assenza di una precisa contabilità delle performance;
  • ai fini di una corretta allocazione delle risorse, è fondamentale conoscere il contributo apportato dai singoli portafogli (gestioni patrimoniali, fondi ecc.) al risultato complessivo, così come il controllo di gestione di un’azienda consente al management di conoscere le performance delle varie linee di business o divisioni geografiche, fornendo gli strumenti per intervenire sulla profittabilità complessiva.

Tuttavia, a differenza di un controllo di gestione aziendale, in cui le informazioni sono in prevalenza generate ed elaborate all’interno dell’azienda stessa, il controllo di gestione di un patrimonio finanziario articolato deve reperire un’ingente mole di informazioni dal mondo esterno (banche depositarie, gestori, data provider ecc.) e rielaborarle attraverso calcoli, anche di natura statistica, spesso molto complessi. Le fiduciarie possiedono caratteristiche che le rendono candidati ideali per soddisfare questo tipo di esigenza:

  • non occupandosi né di custodia, né di gestione, né di consulenza finanziaria, sono indipendenti rispetto alle scelte del cliente in merito al proprio patrimonio e possono pertanto svolgere con credibilità la funzione di controllo del patrimonio;
  • hanno già accesso alle informazioni di una pluralità di operatori finanziari, presso cui sono depositati e gestiti i portafogli dei fiducianti, e sono pertanto facilitate nell’acquisizione dei dati dalle controparti.


Per assicurare la massima indipendenza, oltre che per vincoli normativi, l’attività deve essere chiaramente distinta dal servizio di “consulenza in materia di investimenti” previsto e definito dall’art. 1, comma 5, lettera f) del DLGS 24 febbraio 1998, n. 58.
L’attività si distingue inoltre dalla tradizionale rendicontazione, prodotta dalle società fiduciarie, delle posizioni aggregate dei portafogli o delle operazioni svolte su portafogli e conti correnti. L’analisi in questione richiede infatti specifici approfondimenti analitici, volti a supportare le decisioni dei clienti in merito al patrimonio.
 

L’analisi del patrimonio aggregato

Possono distinguersi tre principali categorie di analisi:

  • analisi ex post: hanno l’obiettivo di esaminare il comportamento del patrimonio o di porzioni di patrimonio in un certo orizzonte temporale passato, ad esempio da inizio anno, nell’ultimo mese, negli ultimi tre anni ecc.;
  • analisi as is: hanno l’obiettivo di esaminare la composizione del patrimonio a una certa data;
  • analisi ex ante: hanno l’obiettivo di determinare i possibili comportamenti futuri del patrimonio, in funzione della composizione in essere, dei possibili scenari di mercato o di possibili interventi pianificati (ma non ancora realizzati) sulla composizione del patrimonio.

Gli strumenti a supporto dell’attività di analisi del patrimonio aggregato

L’esecuzione delle analisi descritte nel precedente paragrafo richiede metodologie, processi e tecnologie per la standardizzazione e rielaborazione dei dati forniti dalle banche depositarie. Molto spesso, infatti, gli operatori finanziari (ad es. banche, SIM, SGR ecc.) adottano criteri diversi:

  • per la valorizzazione degli strumenti finanziari in portafoglio (ad es. fonte del prezzo per le obbligazioni non quotate, prezzo bid vs. ask vs. mid, last traded price vs. average traded price ecc.);
  • per segmentare il portafoglio (ad es. investimenti azionari segmentati per area geografica vs. investimenti azionari segmentati per settore, investimenti obbligazionari segmentati per valuta vs. investimenti obbligazionari segmentati per durata ecc.);
  • per il calcolo dei rendimenti (ad es. metodologia Time Weighted vs. Money Weighted, netto vs. lordo tasse, netto vs. lordo costi ecc.);
  • per il calcolo dei rischi (ad es. volatilità, Value at Risk a un mese,Value at Risk a un anno ecc.).

Questa eterogeneità rende difficile:

  • calcolare numeri di sintesi relativi a tutto il patrimonio (account aggregation);
  • fare confronti omogenei tra porzioni di patrimonio (ad es. tra gestori, tra asset class ecc.);
  • svolgere analisi approfondite delle ragioni alla base di alcuni fenomeni (ad es. evoluzione del rendimento, volatilità ex ante ecc.).

È pertanto fondamentale che la società fiduciaria si doti di un’adeguata infrastruttura informatica, tra cui:

  • un database per l’archiviazione delle posizioni e delle transazioni relative a conti correnti e portafogli dei clienti;
  • un database degli strumenti finanziari presenti o transitati nei portafogli dei clienti, con le proprietà statiche di ciascuno di essi;
  • un database degli strumenti finanziari presenti o transitati nei portafogli dei clienti, con le proprietà dinamiche di ciascuno di essi, ad es.: prezzi, cedole, dividendi, volumi, multipli ecc.;
  • data provider per l’acquisizione delle proprietà statiche e dinamiche degli strumenti finanziari;
  • procedure di alimentazione del database posizioni-transazioni a partire dai dati ricevuti dalle banche depositarie dei clienti;
  • procedure di mappatura degli strumenti finanziari, a partire dalle loro proprietà statiche e dinamiche, anche su più livelli; 
  • motori di calcolo del TWR e dell’MWR, a livello di singola posizione e a livello aggregato;
  • motori di calcolo del rischio ex post ed ex ante, a livello di singola posizione e a livello aggregato.

La messa in opera, l’utilizzo e l’aggiornamento continuo di questi strumenti richiedono specifiche competenze professionali, in aree quali l’Information Technology, il Data Management e il Risk Management. È fondamentale pertanto che le società fiduciarie, che intendano offrire servizi di analisi del patrimonio aggregato, costruiscano dei team dedicati, attingendo a professionalità provenienti dal mondo dell’asset management e del financial technology.