Round da 500 mila euro per MgShell

MgShell chiude round da 500 mila euro. L'investimento è stato effettuato per il tramite di Simon Fiduciaria.

Comunicato
30.01.2023

Round da 500 mila euro per MgShell

30 gennaio 2023

Focus

Il supporto di Simon Fiduciaria

Al round hanno partecipato Bios Line Holding, società che investe in iniziative life sciences, il Club degli Investitori, gruppo di business angel in Italia, e Italian Angels for Biotech, associazione italiana di angel esclusivamente dedicata alle life sciences. L'investimento è stato effettuato per il tramite di Simon Fiduciaria del Gruppo Ersel.

MgShell, medtech che punta a  rivoluzionare il trattamento della maculopatia essudativa, ha chiuso un round da 500 mila euro.

Con questa operazione MgSheel punta ad ampliare il team operativo, consolidare la proprietà intellettuale e portare avanti lo sviluppo del dispositivo con la prima sperimentazione animale.

La realtà

L’idea nasce all’interno di un progetto di ricerca del Politecnico di Milano da Marco Ferroni, CEO di MgShell, Francesco De Gaetano, CTO, Federica Boschetti, docente del Politecnico e Advisor Scientifico, e Matteo Cereda, specialista e chirurgo retinico e Advisor Clinico.

Dopo alcuni anni dedicati allo sviluppo della base scientifica del progetto e a valle di alcuni riconoscimenti ricevuti, che hanno confermato la validità del progetto, il team fonda MgShell nel 2019. Attualmente la startup, cresciuta nella community di PoliHub, l’acceleratore del Politecnico di Milano, è in fase di sperimentazione preclinica in vitro e si sta preparando per il primo studio pilota su animale.

Nel difficile contesto clinico associato alla degenerazione maculare senile o maculopatia, patologia oculare cronica e prima causa di cecità nei paesi industrializzati tra gli over 50, MgShell propone un dispositivo intraoculare brevettato, completamente biodegradabile e bioriassorbibile per il rilascio di dosi precaricate di farmaco a tempi prestabiliti.

La soluzione tecnologica sviluppata è in grado di replicare l’attuale pratica clinica, riducendo drasticamente il numero di iniezioni intravitreali e quindi i numerosi disagi a essa associati a carico di pazienti, caregiver e staff ospedaliero. Permette di aumentare l’aderenza dei pazienti al protocollo terapeutico ed evitare la perdita irreversibile della vista a un numero maggiore di pazienti, che altrimenti sarebbero costretti all’abbandono del trattamento.